Criticometro

A Different Man per me rappresenta l’eccezione, oltre che una vera e propria sorpresa in particolar modo dal punto di vista narrativo, mettendo in scena una dark comedy lungimirante capace di sviscerare vecchi concetti sotto nuova luce […] La risposta per qualcuno può sembrare ovvia, ma A Different Man insinua il dubbio esplorando in modo arguto il concetto d’identità, diviso e allo stesso modo unitario, distrutto e rimaneggiato all’infinito, complice di innumerevoli prospettive […] Oswald (interpretato in maniera eccezionale da Adam Pearson), che sebbene sia anch’egli affetto da Neurofibromatosi di tipo 1 affronta l’esistenza in modo opposto al vissuto di Edward, facendo innamorare con il suo incredibile carisma e mostrando una sicurezza in sé stesso invidiabile da chiunque.

A Different Man indaga su questi interrogativi con una profondità psicologica e una vena farsesca […] La trasformazione di Edward in ‘Guy’, grazie a un farmaco sperimentale, non è solo estetica: è il tentativo disperato di sottrarsi a un’esistenza vissuta nell’ombra […] Aaron Schimberg ha costruito un thriller psicologico che mescola ironia e inquietudine, interrogandosi sul significato della vera trasformazione.

Riassumere l’effetto che A Different Man ha sullo spettatore è pressoché impossibile: la materia sensibile che affronta, seppur con dialoghi estremamente brillanti e alcuni momenti così grotteschi da provocare un sorriso, è la più indefinibile […] In un ruolo incredibilmente sfaccettato e strutturato, Sebastian Stan riesce a raccontare la storia di Edward con grazia, rabbia, risentimento, e grande capacità attoriale […] Riesce ad essere un thriller, una commedia, una pièce nella pièce.

in un film comunque intrigante, con una bella fotografia e bravi attori […] il tentativo di fare della satira su un mondo tutto basato sull’apparenza e la prestanza fisica resta solo un’intenzione […] è una bella storia

Scandito da battute di dialogo brillanti e dotate di significati spesso plurimi […] Il tutto è inserito all’interno di un brodo forse fin troppo ricco di tematiche, di cui alcune sufficientemente approfondite ed altre inevitabilmente sacrificate, ma dal gusto underground assolutamente dilettevole.

La New York portata sul grande schermo da Aaron Schimberg e fotografata da Wyatt Garfield è piuttosto scura e opprimente, ma anche elegante nel suo porsi, e in qualche modo comicamente amara […] in fin dei conti resta sempre se stesso, resta sempre lui la persona, l’entità che abita e vive dietro alla nuova faccia […] Edward, pur se trasformato, si trascina dietro tutti i traumi e gli irrisolti che aveva in precedenza

Edward è un personaggio controverso per lo spettatore, che non ha modo di empatizzare in pieno con lui […] Sebastian Stan dimostra ancora una volta di poter assumere un ruolo importante e dare un senso personale al personaggio […] A Different Man ha modo di veicolare due messaggi in particolare: in prima istanza, il pentimento delle proprie scelte, soprattutto se si tratta di drastici cambiamenti.

Ciò che prevale nel racconto è la superficialità con la quale osserviamo chi soffre, sottovalutando spesso il dolore, riducendo la perfezione all’aspetto esteriore. […] È una storia di opportunismo e infelicità che contrasta con la città in cui è ambientata. […] La bellezza esiste a prescindere! Ma le difficoltà sono in agguato laddove la morale risulta utopica perché finalizzata solo verso uno modello positivo.

A Different Man prosegue questo tentativo, riuscendo ad attualizzare in modo efficace la domanda di fondo […] Eppure adesso il confronto allo specchio è puro. Non ci sono più infingimenti, scappatoie, escamotage […] Insomma, da vedere.

Un film completo e complesso, imprevedibile per come sa gestire i registri di ironia e inquietudine […] con la sua ironia caustica e grottesca, con quel senso del paradosso che lo contraddistingue, fa ridere, anche se si tratta sempre di risate a denti stretti, amarissime […] Un film ben scritto che sa osare e fa riflettere.

Al cui centro inchioda poi Edward, il personaggio interpretato da un fenomenale Sebastian Stan […] Quello di A Different Man è un cinema mutevole […] La sua brillantezza sta però nell’inasprire i toni e gli umori dei suoi tanto odiosi quanto amabili protagonisti (il broncio di Stan è impareggiabile), torcendo i presupposti buonisti che ne stanno alla base per arrivare a un’esasperazione gustosamente catartica.

Un film psicologico mascherato da thriller, che fin dal primo istante ci mette in allerta […] Un destino crudele il suo, che perderà tutto ciò che si era guadagnato con tanta fatica, solo per non essere riuscito ad accettare che qualcuno possa essere meglio di lui a recitare sé stesso […] Ogni elemento stilistico di A Different Man è costruito a tavolino per turbarci, per farci entrare in profonda empatia con il personaggio, con il suo malessere e la sua tristezza atavica.

Una sceneggiatura di marmo che riflette sul concetto di identità […] Sebastian Stan sempre più attore fuoriclasse […] Un film di assoluto valore cinematografico.

La sorprendente esibizione di Sebastian Stan […] incapsula questo senso di rimpianto e disagio sociale […] Unita ad un andamento narrativo tragicomico quasi surreale, e ad una tecnica nel make-up sorprendente.

Una pellicola affascinante e audace […] La regia di Schimberg è ipnotica, costruita come un gioco di specchi fatto di illusioni grazie alle sapienti atmosfere surreali […] A Different Man è una pellicola intrigante e disturbante, che sfida le convenzioni e lascia lo spettatore con più domande che risposte.

Il percorso di Edward verso la ‘normalità’ è la rappresentazione plastica della ricerca ossessiva dell’omologazione alla massa […] La discesa nella follia di Edward/Guy passa anche attraverso un’interpretazione fortemente fisica […] Una provocazione efficace purtroppo solo in parte, poiché frenata dal timore di spingere troppo sull’acceleratore.

Il film procede per metafore e dimostra come spesso le persone sono le vere responsabili di un processo di auto-sabotaggio […] Il regista crea così una commedia nera che fa satira cercando di passare per l’empatia nei confronti dei freaks […] Per questo rimane un film profondo e di alto spessore caratterizzato da due performance davvero magnetiche.