Criticometro

Una spietata analisi di una cultura oppressiva […] la provocazione di ‘Good Boy’ è proprio quella di spostare continuamente l’ottica con cui guardiamo alle intenzioni/azioni dei personaggi […] un finale a sorpresa che evitiamo di rivelare

Un horror intelligente e dal potenziale emotivo non trascurabile, opaco fuori e limpido dentro […] Funziona perché è costruito su un equilibrio interessante […] Sono gli occhi di Indy a parlare al posto di Good Boy, a esprimere il rifiuto delle scorciatoie di Ben Leonberg e la commovente fedeltà del cane verso il padrone

Una storia al limite, dove i sentimenti si confondono e neanche chi guarda riesce a separare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato […] una violenza, ma anche di un percorso di rinascita che avviene grazie al più terrificante programma di rieducazione […] un’opera ricca di fascino, misterioso nel suo essere un oggetto carico di inquietudine

Jan Komasa realizza con Good Boy il suo primo film anglofono con il supporto di una co-produzione d’autore […] Un quadro psicologico e sociologico che trova il suo sbocco e il suo crescendo nel contrapporsi visivamente di elementi incompatibili tra di loro […] Con un’intelligente soluzione registica, Komasa riadatta anche l’atroce e memorabile sequenza della “cura Ludovico” di Arancia meccanica

Komasa abbandona i confini del realismo sociale per addentrarsi in un territorio più oscuro e universale, dove la psicologia e la paura diventano strumenti di indagine morale […] Al centro di Good Boy c’è la famiglia come luogo di formazione e deformazione del sé […] Good Boy è un’esperienza cinematografica intensa.

Komasa costruisce un film claustrofobico, quasi teatrale, in cui la casa diventa laboratorio e prigione, metafora di una società borghese ossessionata dal controllo […] A livello simbolico, ** Good Boy mette a nudo la crisi dell’educazione contemporanea e la violenza nascosta dietro il concetto di ‘normalità’ […] Pur con qualche ingenuità e un paio di passaggi irrisolti, ** Good Boy resta un film ambizioso, intelligente, coerente con la poetica di un autore che ama scavare nei paradossi morali del nostro tempo.

Un’esperienza insolita, ma meno banale di quello che potrebbe sembrare […] La particolarità è che tutto – paure, rumori, odori, ombre – lo viviamo attraverso lo sguardo e l’udito del cane […] È un film breve e compatto che usa con intelligenza i limiti autoimposti per generare atmosfera, tensione, tenerezza.

Jan Komasa conferma il suo sguardo lucido e inquieto sul potere […] Un film claustrofobico e disturbante, dove la gentilezza si rivela la maschera più efficace della violenza […] Good Boy è un film che rimane dentro, silenzioso e tossico, come un pensiero che non si riesce a scacciare.

Con precisione e freddezza, Komasa costruisce un racconto teso e claustrofobico che costringe lo spettatore a interrogarsi sul valore stesso della libertà […] Nel confronto tra vittima e carnefice, Good Boy mostra quanto sia facile confondere la violenza con la cura, soprattutto quando il controllo si presenta con il volto dell’amore […] Un film inquieto, coraggioso, che ci invita a guardare dentro le nostre gabbie e, forse, per un attimo, a provare a romperle.

Con uno stile grottesco e surreale, ma anche con sguardo nitido e preciso […] Non sarà perfetto, Good Boy, ma è cinema che ha idee, e fa apprezzare il coraggio di sollevare questioni che riguardano tutti senza per forza suggerire le risposte.

Una ghost story terrificante e di grande presa in cui il protagonista è un cane di nome Indy, un Toller di incredibile talento recitativo […] È lui il protagonista assoluto di Good Boy, l’horror che ha aperto Alice nella Città […] Talmente memorabile che il detto ‘recitare da cani’, d’ora in avanti, dovrebbe essere usato come lusinga.

È un’idea brillante e, per certi versi, spiazzante. […] Leonberg lavora di sottrazione: rumori fuori campo, lunghi silenzi, movimenti impercettibili. […] È un film d’atmosfera, più vicino a un dramma psicologico che a un horror di pura tensione.

A volte il coraggio di un film non sta nella trama, ma nello sguardo […] Good Boy non cerca di spaventare con i mostri, ma di interrogare la nostra idea di presenza e perdita […] Il film d’esordio di Leonberg è, in fondo, un atto d’amore: verso il cinema indipendente, verso la pazienza del racconto e verso quel legame misterioso che unisce gli esseri viventi.

Leonberg non elimina l’elemento umano, che è fondamentale per il racconto, ma ne dimezza la fisicità, come accadeva nei cartoni animati della Golden Age […] Ne viene fuori un prodotto certamente curioso, una ghost story che è anche un melodramma […] Niente entusiasmi eccessivi, ma quando c’è un’idea realizzata con determinazione e costanza, c’è solo da applaudire.

Pur non essendo il nostro genere di horror preferito, l’idea alla base è talmente originale da renderlo un’esperienza cinematografica singolare e meritevole di essere vista sul grande schermo […] Vedere l’essere soprannaturale attraverso gli occhi di Indy (il vero cane del regista) crea una tensione alta e costante […] Speriamo che escano presto dei video del dietro le quinte per scoprire qual è il segreto dietro questa ‘interpretazione da Oscar’.

se Good Boy funziona (e funziona) è anche perché il suo protagonista Indy […] è stato protagonista di una performance che non è solo straordinaria, anche in senso etimologico, ma anche, lasciatemelo dire, commovente […] Good Boy è un horror, va bene, ma non serve essere dei fulmini di guerra per capire che la storia che racconta è la storia di un’amicizia, di una incrollabile fedeltà, a suo modo di un amore […] la storia di un uomo che ignora la sua malattia, e del povero Indy che cerca di combatterla o contrastarla come sa e come può, senza sapere che la partita è già decisa.

Pur non essendo il nostro genere di horror preferito, l’idea alla base è talmente originale da renderlo un’esperienza cinematografica singolare e meritevole di essere vista sul grande schermo. […] Vedere l’essere soprannaturale attraverso gli occhi di Indy […] crea una tensione alta e costante. […] La sua ‘prova attoriale’ è pazzesca: le sue espressioni sono meravigliose e i suoi occhi color cioccolato trasmettono tantissimo.

Terrificante e tenero, il film di Leonberg sfrutta al meglio la sua durata compatta […] Vincitore dell’Howl of Fame Award per la miglior performance canina al SXSW 2025 […] il regista si è inserito nel panorama di genere con un’opera prima intelligente e dai dialoghi ridotti all’osso, ma capace di competere con produzioni di calibro e budget ben maggiori.

Ne scaturisce un horror che predilige il subjective sound […] La struttura è sorprendentemente umile e coerente […] Di film così, fatti con poco e con idee chiare, il panorama contemporaneo ha bisogno.

Un horror breve, intenso e commovente che punta dritto al cuore dello spettatore […] Un’opera solo all’apparenza semplice ma che attraverso gli occhini di un cane racconta con efficacia tematiche di spessore come gli affetti e la malattia […] Un colpo al cuore, un attentato ai dotti lacrimali e un horror che spaventa ma allo stesso tempo vi convincerà di aver bisogno di un amico a quattro zampe.

Indy al contrario ribalta questa associazione con la bestia assetata di sangue e interpreta il ruolo più classico e rassicurante, quello del miglior amico di un uomo […] Una vertigine che Indy, da buon animale, dissolve nella basica e nucleare forza e risolutezza devozionale […] Con una sottigliezza di scrittura molto perturbante, Leonberg introduce anche un doppio nella situazione straordinaria che si trovano a condividere Indy e Todd.

Una creatura che rende credibili i suoi tormenti e il suo spaesamento tra scodinzolii, mugolii, sgambettate e sguardi vispi […] Insomma, Good Boy è un ottimo film horror e colpisce nel segno non perché al centro ha un cane, ma perché attraverso la presenza del cane passa tutta una sfera sensoriale e sentimentale interspecie […] E la sfida vinta da Leonberg […] sta nell’essere riuscito a riconfigurare nella cornice di un genere talmente flessibile un credibile slittamento di sguardo