Hokage - Ombra di fuoco: Recensioni

📽️ Hokage - Ombra di fuoco

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Dramma, Guerra

di Shinya Tsukamoto; con Shuri, Mirai Moriyama, Ouga Tsukao, Hiroki Kono

Un mercato nero che ricomincia a prendere vita dopo la devastazione della Seconda guerra mondiale. In un piccolo ristorante giapponese quasi completamente distrutto dal fuoco, una donna si guadagna da vivere vendendo il proprio corpo. Tutta la sua famiglia è morta durante il conflitto. Un orfano di guerra entra furtivamente nella casa della donna per rubare, mentre un giovane soldato smobilitato arriva come cliente. I tre incominciano una strana vita insieme. Ma dura poco: i ricordi di guerra del soldato finiscono per distruggere le vite di tutti e tre. L’orfano, dopo aver raccontato che un venditore ambulante del mercato nero gli ha offerto un lavoro, parte con lui per un viaggio, ignorando i tentativi della donna di fermarlo. Il venditore di strada è un uomo intrepido, ma il suo viaggio ha l’orrendo scopo di porre fine alle ferite che gli sono state inflitte durante la guerra.

Recensioni

In mezzo a tutti questi cambiamenti però il cinema del regista nipponico è rimasto a dir poco coerente e la sua ultima (per ora) sortita dietro la macchina da presa lo testimonia egregiamente […] La violenza infatti si fa allegoria del conflitto, allontanata quando le ombre della guerra paiono dissolversi e pronta a ricomparire quando la fiamma ricomincia ad ardere fra le braci apparentemente sopite […] Il fatto che dopo più di 35 anni Tsukamoto sia ancora qui a raccontarlo testimonia non solo la sua coerenza, ma anche quanto sia ostica la strada per realizzare questa determinazione.

Tsukamoto declina lo sguardo - di una donna, di un bambino, di un soldato - e lo rende azione, seguendolo mentre sfiora muri scrostati, si stende su cumuli di macerie, attraversa zone d’ombra e infine penetra, senza pietà, l’anima dello spettatore. […] L’approccio di Tsukamoto è originale, il suo racconto non è contestualizzato, quindi assume un carattere universale, gli esseri umani sono figure fantasmatiche dalle espressioni che spesso ne deformano i tratti. […] In questo scenario anche l’ipotesi di una nuova famiglia, di ricostruzione di un nucleo aggregativo forte, protettivo, di sostegno, e che la ragazza, il soldato e il piccolo orfano sembrano (voler) incarnare, assume i codici della finzione, della messinscena vuota di contenuti.

La poetica del regista giapponese sulla mutazione e la perdita del controllo diventa, insomma, in Hokage – Ombra di fuoco un’analisi delle trasformazioni psicologiche che hanno interessato una società ormai senz’anima, incapace di sublimare il dolore perché corresponsabile della propria autodistruzione […] Tsukamoto mette in scena un dolore che è figlio del trauma ma anche del senso di colpa, quello di aver ucciso o di essere sopravvissuti […] La prima splendida parte è costruita come una parabola dove l’ambiguità dei personaggi sembra il frutto di una maledizione quasi metafisica

Un lavoro che si inserisce nella recente scia del suo autore, il terzo consecutivo ad affrontare più o meno indirettamente i traumi della guerra […] Vittime che si trasformano in potenziali carnefici, in una battaglia senza vinti ne vincitori […] Un percorso di formazione feroce e struggente, che non fa sconti e che a tratti sembra quasi compiacersi in quest’estetica del dolore.

Un fuoco che non va più via dalla mente di chi ha sperimentato il dramma […] dominati da un male che li divora dall’interno […] l’ennesima sintesi del cinema di Tsukamoto: tutto torna, ma niente si spiega.

Un anno zero che si aggira tra macerie del conflitto, per l’appunto, rosselliniane ma che soprattutto assume da subito l’astrazione temporale dell’ultimo Wakamatsu […] Tsukamoto gioca ossessivamente a sparigliare le carte, mettendosi a inseguire ogni rivolo di una narrazione che intreccia incubi e i deliri post-bellici con la violenza degli ultimi sugli ultimi […] La forza intatta del cinema di Tsukamoto di incollartisi addosso e di non mollarti più, per i giorni successivi, ogni volta che proverai a chiudere le palpebre.

Tsukamoto è chiaro e diretto, fin quasi didascalico in un racconto silenzioso e dolente […] sporadici guizzi di una visionarietà potente e perturbante […] l’umanità al bivio: tra vita e morte, tra buio e luce, annientamento e speranza.

Un’inquadratura che nei primi minuti viene reiterata come in un loop sonnambulo […] C’è anzi un denudamento in questo processo di materializzazione del fantasmatico e dell’ignoto […] Alcune delle immagini più emozionanti e tenere che abbiamo visto emergere da una trama così fitta e tenebrosa.