📽️ Honey Don’t!
Commedia, Crime
di Ethan Coen; con Margaret Qualley, Aubrey Plaza, Chris Evans, Lera Abova
Honey O’Donahue, una detective privata di una cittadina, si immerge in una serie di strani decessi legati a una misteriosa chiesa.

Commedia, Crime
di Ethan Coen; con Margaret Qualley, Aubrey Plaza, Chris Evans, Lera Abova
Honey O’Donahue, una detective privata di una cittadina, si immerge in una serie di strani decessi legati a una misteriosa chiesa.
Il principale difetto di Honey Don’t! però è l’incapacità di dare spessore ai personaggi […] Honey Don’t! è un thriller che non appassiona, perché al centro c’è il vuoto. È l’America nel suo profondo niente.
A tratti è davvero imbarazzante notare quanto la sceneggiatura stia provando visibilmente ad essere irriverente, ironica, strampalata, a strizzare l’occhio allo spettatore […] A risollevare un po’ le cose, per fortuna, c’è Margaret Qualley, che è tanto la femme fatale quanto la detective dura e pura; la sua interpretazione fa intuire una complessità interiore […] Honey Don’t!, insomma, è un film immaturo, una stesura iniziale che avrebbe beneficiato di altre mani e prospettive per trovare un senso e cristallizzare efficacemente la storia che vuole raccontare.
Con Honey Don’t! Ethan Coen e Tricia Cooke non aggiornano semplicemente il noir, ma ne rifondano le coordinate dall’interno, trasformandolo in un linguaggio instabile, ambiguo, capace di attraversare i generi e piegarli a un respiro queer e irriverente […] Ne scaturisce un film che non promette soluzioni ma atmosfere, che non risolve enigmi ma li dissemina […] Un’ombra che non si dissolve, ma accompagna; un bagliore che non illumina, ma ferisce; un inciampo che diventa ritmo stesso del cammino.
Più che rilanciare il filone del B-movie con connotazioni LGBTQ+, Coen lo cita senza convinzione, lasciando emergere la fragilità di un progetto sprovvisto di reale coerenza […] Prevale, quindi, una scrittura pigra, appiattita sui cliché del thriller e del cinema di genere […] In assenza di ciò, ‘Honey Don’t!’ rimane un film anacronistico, incompleto, e privo della forza che dovrebbe animare un tentativo serio di riscrittura di un genere marginale.
Peccato però non riesca a convincere nella messa in scena, che risulta alquanto debole e poco avvincente […] Verso la fine, ad ogni modo, il racconto non sa più dove andare a parare e la situazione diventa di punto in bianco, e da poco plausibile che era, inverosimile fino a perdere completamente di senso […] Impeccabili, invece, la fotografia retrò di Ari Wegner e il set design curato da Nancy Haigh che, se non bastano a salvare la storia e il film, ne contribuiscono a rendere sopportabile la visione.
Nonostante le buone premesse rappresentate da un incipit interessante, con un’indagine misteriosa tutta da studiare, il proseguo è abbastanza deludente […] Honey Don’t! è semplicemente un prodotto che non si sforza di apparire, o quantomeno di inserire tematiche importanti sulle quali ragionare, risultando anche anonimo e privo di qualsiasi emozione […] Con Honey Don’t!, Ethan Coen non riesce a dare sfogo alla sua creatività, scrivendo e dirigendo un film poco avvincente che non riesce a dare un seguito alla buona premessa proposta.
una commedia selvaggia e irriverente che si diletta nell’esagerare e nel trasgredire […] Le qualità del film sono evidenti: sequenze di ripresa di rara brillantezza, selezione musicale precisa e suggestiva […] L’opera solista di Ethan Coen è più audace, più anarchica e più sperimentale rispetto a quelle realizzate insieme con il fratello Joel.
Un’opera in cui emerge ancora una volta l’amore dei fratelli e in particolare di Ethan per l’hard boiled […] Se si sta al gioco, il divertimento è assicurato […] Visti i percorsi solitari dei due fratelli, sarebbe fin troppo semplice ridurre il lavoro dei due alla fusione perfetta fra lucida follia e rigore narrativo e stilistico.
Non raccontare un mistero come se fosse un enigma da risolvere, ma disporre un insieme di corpi, luoghi e frasi taglienti in modo che lo spettatore si trovi a navigare un mood specifico […] Margaret Qualley è misura e principio del film: la sua Honey tiene insieme smorfia e misura, sensualità e ironia, la leggerezza da commedia e il nerbo del noir […] Honey don’t è un film che si muove su più piani e lo fa mantenendo una certa leggerezza di tocco.
La stringente nostalgia è riferita alla speranza che tornino insieme, di nuovo […] il saldo di Ethan è sicuramente negativo […] il pur legittimo manifesto di rivendicazione femminile proposto da Ethan Coen appare più programmatico che ispirato
Ma tra gag stantie, inerzia e noncuranza non passa molto tempo prima che il film mostri tutti i suoi limiti […] Laddove dunque l’intenzione sarebbe quella di sovvertire, la pratica si arena invece nella reiterazione di una comicità fuori tempo massimo, talora imbarazzante […] Insomma, una pellicola trascurabile, risibile, infino noiosa
un mix di noir, commedia ed exploitation che non prende mai il volo […] Ethan Coen manca il bersaglio […] sembra privo di una direzione chiara e di idee fresche
Più che rilanciare il filone del B-movie con connotazioni LGBTQ+, Coen lo cita senza convinzione, lasciando emergere la fragilità di un progetto sprovvisto di reale coerenza […] Prevale, quindi, una scrittura pigra, appiattita sui cliché del thriller e del cinema di genere […] In assenza di ciò, ‘Honey Don’t!’ rimane un film anacronistico, incompleto, e privo della forza che dovrebbe animare un tentativo serio di riscrittura di un genere marginale.
Eppure, in quella che in molti hanno già etichettato - frettolosamente? - come una commedia, per via dei toni, i personaggi, e gli avvenimenti strambi, che molto ricordano il cinema più leggero - e divertente - dei fratelli Coen, bisogna ammettere che c’è di più […] Come una serie di caratterizzazioni, comportamenti e dettagli che potrebbero essere responsabili del mancato spasso prodotto da ‘Honey Don’t’ - che ridere non fa quasi mai, onestamente […] Ed è inverosimile pensare che Coen e Cooke non abbiano calcolato tutto ciò, che sia solo frutto di una coincidenza, del caso.
La sua intesa con Aubrey Plaza (MG), anch’ella avvezza ad atmosfere simili in vari progetti, nutre il mood stralunato e consapevolmente lurido di un film che vuole soprattutto intrattenere con il suo ritratto dello squallore della provincia americana […] Viene un po’ meno la solidità strutturale che c’era in Drive-Away Dolls […] Ma anche quel qualcosa di diverso arriva con un sorpreso sulle labbra, quello di Qualley, il cui carisma rende scorrevole anche l’evoluzione un po’ farraginosa di una premessa che, nei momenti migliori, è lurida e pulp al punto giusto.
novanta minuti di sexy delirio un po’ troppo kitsch […] la scrittura dei personaggi femminili: le donne rappresentano in toto il Sesso Forte […] buon ritmo, buon bilanciamento tra dramma e commedia, ottimi cast e regia
Un’altra osservazione su un abisso che è anche una resa del regista al cinema dei Fratelli, ridotto a parodia, ad un’oscurità tenuta a distanza, ad un’umanità impossibile da guardare negli occhi. […] Eppure quello di Honey Don’t! è un falso movimento. […] lì, complice l’alchimia tra le due attrici, c’è una scintilla di sincerità, lì il meccanismo laboratoriale sembra funzionare meno ed emerge un’idea di verità.
Honey Don’t! non riesce a non sembrare un film già visto […] Eppure, rispetto a Drive-Away Dolls, qui c’è meno gigioneria, meno autocompiacimento […] Non lascia segni né tracce, Honey Don’t!, ma nella sua ora e mezzo di stringata frenesia non annoia, e non è peggio di tanto cinema recente che se la sente molto più calda di così.
In certi momenti ridevo così tanto da far fatica a respirare, e alla fine si esce dalla visione divertiti, ma anche un po’ delusi […] Non è un brutto film, se lo si prende per quello che è: un prodotto d’intrattenimento perfetto per un sabato sera con gli amici. E in questo, funziona benissimo.
Peccato per la possibilità, non esplorata nella sua totalità, di andare a fondo nel background dei personaggi […] Un ammaliante ed esilarante omaggio alle storie investigative anni ‘40 alla Dashiell Hammett […] I personaggi rimangono ad un livello superficiale.
Una dark comedy che si diverte a sabotare se stessa, sfilacciando la trama in un coraggioso caos […] Un giallo che si disintegra mentre lo guardi, lasciando dietro di sé solo frammenti brillanti e imprendibili […] Un film brillante a sprazzi ma evanescente, che non vuole portarti da nessuna parte, e ci riesce perfettamente.
Ne viene fuori un dark comedy scorretta politicamente al punto giusto, capace di affondare la lama e affilare la lingua con battute feroci e sboccate al limite del goliardico […] Peccato che stavolta, a differenza della precedente, non sia sufficiente a garantire alla resa quel contributo utile alla causa […] il risultato stenta a decollare a causa di una sceneggiatura, scritta a quattro mani con la moglie Tricia Cooke, che si rivela un vero e proprio tallone d’Achille.
La confezione è seducente […] L’intento è nobile e, a tratti, divertito […] Ne nasce un paradosso: l’attenzione maniacale per l’esteriorità di genere non trova un corrispettivo in una rete di motivazioni, conflitti e svolte che diano peso alle azioni.
Il problema rimane una certa fluidità che certo non è mai stata particolarmente specifica in questo modo di fare cinema […] Si punta su una componente drammatica che non arriva mai o addirittura forzata […] Ethan Coen ci prova a ripetere un certo stile ma ci riesce solo nell’estetica e nelle interpretazioni mentre la storia ha il potenziale per esplorare risvolti interessanti ma il tutto non riesce a unirsi nel migliore dei modi.
Fallimentare il road movie, intorpidito il noir […] Cooke smorza, indagando la femminilità e la questione dei corpi […] il sorriso sfugge, dopodiché resta il silenzio o, peggio, la delusione.