L’orto americano: Recensioni

📽️ L’orto americano

2 WOW

7 Positive

5 Neutrali

2 Negative

Horror, Dramma, Mistero, Thriller

di Pupi Avati; con Filippo Scotti, Rita Tushingham, Armando De Ceccon, Roberto De Francesco

Bologna, anni ’40. Un giovane mentalmente problematico con aspirazioni letterarie, dopo un semplice sguardo, si innamora perdutamente di un’ausiliaria dell’esercito americano. Un anno dopo, l’eccezionalità del caso farà sì che lui vada ad abitare nel Midwest americano, proprio in una casa contigua, ma separata da un nefasto orto, a quella in cui vive l’anziana madre della soldatessa. La donna è disperata per la scomparsa della figlia, che dalla conclusione del conflitto, dopo aver scritto che si sarebbe sposata con un italiano, non ha più dato notizie di sé. Il giovane inizia così una tesissima ricerca della ragazza, che gli farà vivere una situazione particolarmente drammatica, fino a una conclusione, in Italia, del tutto inaspettata.

Recensioni

Più che una narrazione abbiamo un succedersi di situazioni e magnifiche apparizioni […] Fotografato in un bellissimo, suggestivo bianco e nero da Cesare Bastelli […] il suo fascino e la sua originalità risiedono soprattutto nelle allucinate e minacciose visioni dei paesaggi del Delta del Po.

Il film ha degli elementi non abbastanza incisivi da rendere L’Orto Americano un horror, ma più un dramma investigativo […] La sceneggiatura: ci sono tante sottotrame che si chiudono in modo raffazzonato […] È un film adatto a chi si avvicina al genere e piacevole per chi ne è appassionato.

Il film è a metà tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America […] La pellicola esplora non solo l’atto di coltivare, ma anche tematiche esistenziali come la solitudine e il senso di appartenenza […] Un’opera da vedere, sentire e vivere, che ci offre l’opportunità di riflettere su di noi e in generale sulla condizione umana.

A non emergere, però, è la qualità nella scrittura e la fluidità nel montaggio, che rendono L’orto americano una pillola amara da ingerire […] L’orto americano risulta essere, purtroppo, molto dozzinale per essere un film con un budget contenuto ma dalle ambizioni elevate […] lasciare un grande senso di delusione e di risentimento.

Una perfetta summa del cinema di Avati […] Una storia dagli echi autobiografici […] Mostrando accanto agli orrori della Storia altri mostri che lambiscono il soprannaturale e le intermittenze della mente.

Pupi Avati, all’età di 86 anni, realizza quasi un’opera sperimentale nella quale cerca di fondere il cinema di ieri e di oggi per dar vita a un corpo estraneo all’interno della produzione cinematografica italiana contemporanea […] Tutti diretti come si deve, perfettamente aderenti ai loro personaggi e al servizio di una storia tanto complessa quanto affascinante […] Sicuramente ** L’orto americano** non è un film adatto a tutti, probabilmente non per il giovane pubblico, nonostante il carattere da thriller soprannaturale.

Una storia che forse solo lui poteva assemblare, in questo modo, riuscendo a conciliare l’afflato romantico che tanto appare essergli caro e una tradizione di lunga data con il gotico […] Effetti di una artigianalità che forse andrebbe considerata tra i meriti del film […] un thriller ben costruito, più legal che horror.

Un’opera dal potenziale inespresso […] La scelta del bianco e nero, accompagnata da sonorità che richiamano il cinema muto horror degli anni ’20, conferisce all’opera un carattere didascalico che ne appesantisce la fruizione […] Un’occasione mancata: premesse intriganti e alcuni spunti visivi interessanti vengono compromessi da una realizzazione complessiva che non riesce a decollare.

Un’opera che convoca a raccolta gli spettri, gli stili e gli stilemi del suo cinema […] C’è una diffusa e generale sensazione di snodi rattoppati con fare sbrigativo […] Ne L’orto americano c’è molto da cui farsi ammaliare, ma la rottura dell’incantesimo è sempre dietro l’angolo.

Un’opera preziosa dall’andamento classico e d’antan […] Avati si dimostra uno degli ultimi classici […] A ottantasei anni Pupi Avati firma una delle sue opere più riuscite, dolorose e magmatiche, violente e liriche.

Quasi un trattato filologico del gotico, dove l’amore si intreccia all’orrore, e il ricordo diventa ossessione […] Il Midwest americano, luogo inedito per il cinema di Avati, rappresenta un rifugio per il ragazzo, un tentativo di sfuggire al dolore che lo ha seguito dall’Italia […] Tuttavia, nonostante la bellezza di un buon bianco e nero, il film soffre di una certa frammentazione narrativa.

Esplicita il viscerale rapporto tra Amore e Orrore […] Quello che piuttosto sembra mancare a L’orto americano è la coesione strutturale di una sceneggiatura che risulta piuttosto sfilacciata e sbrigativa […] restituendoci un’opera sicuramente onesta nelle intenzioni ma decisamente fiacca e scontata nel suo sviluppo.

L’orto americano è una perfetta summa del cinema di Avati, includendo mescolandole le due matrici ispiratrici del cinema – ma anche della letteratura – che ha realizzato finora: la commedia sentimentale e il cosiddetto ‘gotico padano’ […] una storia dagli echi autobiografici poiché a parlare con i morti non è soltanto il protagonista del suo film ma lo stesso Avati […] restituendo adeguatamente la desolazione raccontata dal film.

Non era affatto semplice immergersi nuovamente nei linguaggi d’atmosfera e poi di narrativa di questo universo linguistico così evocativo, spettrale e angosciante […] Pupi Avati, come detto, da vero e proprio maestro di cinema, tenta nuovamente l’impresa e supera sé stesso […] L’orto americano, come moltissimi grandi titoli, è un film fuori dal tempo, atipico e memorabile.

Il film inizia come una storia d’amore impossibile e si evolve in un giallo hitchcockiano, in cui la paura e le sorprese si possono annidare ovunque […] Le tonalità e l’estetica sarebbero suggestive e ben dosate se non fossero troppe volte appesantite da eccessi di verbosità […] Nonostante questi punti deboli, questa storia arcana, misteriosa e, a tratti, soprannaturale riesce a essere una struggente e inquietante riunione di spettri.

Pupi Avati continua a sperimentare, coi generi, con la musica e con la scrittura […] un film suggestivo, in cui gli attori si muovono essi stessi come ectoplasmi […] ci resta molto a livello sensoriale, come quella sottile sensazione di disagio che ti prende e ti fa sentire in colpa quando vedi cose che sai che non dovresti/vorresti vedere.