📽️ Presence
Dramma, Horror
di Steven Soderbergh; con Callina Liang, Lucy Liu, Chris Sullivan, Eddy Maday
I membri di una famiglia, dopo essersi trasferiti nella loro nuova casa in provincia, si convincono di non essere soli.

Dramma, Horror
di Steven Soderbergh; con Callina Liang, Lucy Liu, Chris Sullivan, Eddy Maday
I membri di una famiglia, dopo essersi trasferiti nella loro nuova casa in provincia, si convincono di non essere soli.
Un film che, tra Marco Ferreri e riflessi di un cinema in bilico tra analogico e digitale, trasforma la materia in metafora, la superficie in profondità […] Una scienza esatta, ma anche e soprattutto un cinema nel senso più puro e fattivo del termine […] Regala alcune delle visioni e delle schegge di cinema più inquietanti, suggestive, infestanti degli ultimi tempi.
Un film che, tra Marco Ferreri e riflessi di un cinema in bilico tra analogico e digitale, trasforma la materia in metafora, la superficie in profondità […] Un’immagine che diventa un varco, un segno da decifrare, una traccia che rimanda a strati più profondi di senso […] un’opera che regala alcune delle visioni e schegge di cinema più inquietanti, suggestive, infestanti degli ultimi tempi.
Un’opera ingegnosa e stratificata, attraverso una sottile non-linearità temporale che confluisce nella riflessione sul rapporto tra visibile e invisibile […] La scelta tecnica non è però soltanto un mezzo utile al film per garantirsi un posto distintivo nel filone paranormale, ma in primis uno strumento che permette a Soderbergh di farci indagare la psicologia dello spettro […] D’altro canto, ‘Presence’ non è un’opera esente da difetti, dovuti soprattutto alla necessità di concentrare un substrato tanto imponente in un minutaggio piuttosto ridotto.
Soderbergh non si tira indietro, e mostra tutta la storia unicamente dal punto di vista della Presenza, un mix interessante sia per l’atmosfera che per la messa in scena […] La sceneggiatura, a conti fatti, è la parte più forte del film […] Presence è un film che propone idee innovative e a cui sarebbe bene dare una sincera possibilità.
La capacità sperimentale di Steven Soderbergh non è di certo una novità […] Un’ambiguità diffusa e presente per gran parte del film […] La sinergia tra Soderbergh e Koepp […] compone così un lavoro ingegnoso e stratificato.
Momenti di brillante autorialità […] Presence è un’opera dominante […] Steven Soderbergh dimostra di aver compreso il reale meglio di chiunque altro.
Con il passo scattante da cinema indie e la fermezza teorica di un autore che ha trentacinque film alle spalle […] Ghost story moderna […] il fantasma sta lì ad osservare in attesa
Un fantasma abita nella casa comprata dai genitori di Chloe. Si limita a osservare la famiglia fino a quando la ragazza si trova in pericolo […] Per chi vuole riflettere sul meccanismo della visione […] Ma quando la situazione precipita e Chloe rischia grosso (cosa, lo si scoprirà alla fine) ecco che il fantasma scende in campo.
È un film horror che non mette paura e questo sembrerebbe un fallimento, ma invece è esattamente questo l’intento del regista Steven Soderbergh […] il male è tra i vivi, l’orrore è lì, tra le famiglie, nelle società disfunzionali in cui viviamo […] Non tutto funziona in Presence, a fronte di una bella fotografia il racconto lascia perplessi circa l’approfondimento dei personaggi
un film enorme come Presence […] una toccante storia d’amore […] non si può restare indifferenti
Una grande casa deserta, una famiglia pronta a prenderne possesso e una presenza inquietante unica ad abitare gli spazi vuoti […] l’horror secondo Steven Soderbergh non si affida a mostri o colpi di scena, ma ribalta le regole […] A volte, è nascosto nelle pieghe del quotidiano, proprio davanti ai nostri occhi.
Steven Soderbergh si serve del paranormale per riflettere sul dispositivo cinematografico, firmando un racconto di genere folgorante nel suo minimalismo […] La soggettiva come metafora del voyeurismo è usata in modo efficace […] Non si può far altro che guardare, inizialmente, per poi arrivare a vedere il discorso nel suo insieme, un ragionamento sul cinema come dispositivo
Soderbergh, malgrado alcuni lavori perlomeno interlocutori, dovuti anche alla sua grande prolificità, conserva intatto il gusto per la sperimentazione […] Presence è forse il momento in cui Soderbergh spinge maggiormente la sua autocoscienza stilistica, puntando senza remore né timori verso l’assoluto […] Non funziona come horror, perché troppo intellettiva la scelta del racconto per generare quell’identificazione necessaria a supportare i criteri cui solitamente si punta.
Un racconto intimo e visivamente magnetico, che scardina le convenzioni del genere con una profondità rara […] la presenza che aleggia nell’abitazione non è il fantasma di un essere umano, morto in circostanze misteriose […] È un horror concettuale che preferisce il non detto al mostrato, l’inquietudine al terrore.
Un film atipico, concettuale, metaforico, molto personale ma con cui sa cucire una metafora universale […] “Presence” più che un horror, diventi un ragionamento sull’horror come forma espressiva per Steven Soderbergh […] Regia perfetta, calibrata in ogni minimo dettaglio, un uso perfetto delle luci e delle ombre, della paura che infine non è per quell’essere, ma per il mondo reale.
una riflessione sullo sguardo come presenza costante, nobilitata da una Lucy Liu magnetica e da una tensione pregevole […] Lavora perciò di soggettiva facendo volteggiare la macchina da presa […] Ne sono un esempio i vari red herrings (o false piste) che Koepp/Soderbergh creano per poi disfare in tutto o parzialmente
Presence è, fondamentalmente, un dramma familiare vissuto attraverso gli occhi di un ospite invisibile, che girovaga per gli spazi della casa osservando i rapporti e le interazioni tra i suoi abitanti. […] Il ritmo lento, spesso sonnecchiante, del film, di costante attesa del minimo segnale da parte dello spirito, ricorda a tratti l’atmosferico, e non del tutto riuscito, […] Se vi aspettate i brividi facili di un prodotto di puro genere, tenetevi lontani, questo è un esperimento cinefilo più vicino al dramma psicologico che ai classici stilemi dell’horror e del thriller.
Steven Soderbergh disegna un’architettura del vuoto, un horror che si muove come un sussurro lungo i corridoi di una casa vittoriana, dove ogni oggetto, ogni parete, ogni silenzio sembra in attesa di essere interrogato […] È un film cerebrale, certo, ma non per questo freddo. Anzi, è densissimo di emozioni, solo che le tiene sotto il pelo dell’acqua […] Non urla, ma sottrae. Non invade, ma accompagna.
Un horror poetico e sussurrato, che è un altro capolavoro firmato Soderbergh […] Un film sperimentale che diventa un thriller claustrofobico […] Sì. Presence è un altro capolavoro di Steven Soderbergh.
Soderbergh riesce a sfornare un ottimo film fatto di pochissimo, con quella sua cifra stilistica fatta di un certo non rifinito […] Presence non rimane un vuoto esercizio di stile ma un’agile storia essenziale e riuscita […] è in questa sua essenzialità imposta ma raramente scarna, nel suo dire quel che ha da dire in maniera concisa, precisa ma mai fredda che riside la sua forza.
Perché l’innovazione del film sta proprio nel punto di vista scelto da Soderbergh e nel modo in cui questo va ad incanalare e offrire agli spettatori la narrazione: in prima persona […] Le soggettive sono fluttuanti, le inquadrature lunghe e dispersive con l’occhio dello spettatore a caccia di particolari in ogni fotogramma dell’immagine, i movimenti di camera fluidi e armoniosi […] Un film di esagerata bellezza che nell’anno di Black Bag certifica la forza registica di un autore veterano che crea cinema stupefacente con l’entusiasmo di un neofita.
Un film dove il vero protagonista è lo spettatore […] Più che un film, Presence è ascrivibile alla categoria delle esperienze cinematografiche […] Presence è più di un semplice film, è un’esperienza visiva.
Steven Soderbergh riesce a creare un film dalle idee fresche, specialmente grazie a una regia che valorizza il punto di vista del protagonista: lo spirito […] È una protagonista silenziosa che ribalta il ruolo classico della presenza paranormale […] Soderbergh premia quel tipo di horror che non si agita, non sbraita e non ha bisogno di fragore, realizza un film delicato che ha bisogno di pazienza per essere capito.
Uno stratagemma affascinante questo, che utilizza il point of view del fantasma che diventa una macchina da presa sinuosa e fluente […] La delicatezza con cui la regia si muove lascia lo spettatore senza fiato, lo commuove e smuove un sentimento di vicinanza ed empatia […] Presence è un film tanto semplice quanto delicato, in cui Steven Soderbergh non solo sperimenta per la prima volta il genere del sovrannaturale, ma lo fa associando allo spirito senza pace il punto di vista della storia.
Da Steven Soderbergh non ci si doveva aspettare una classica storia di fantasmi portata avanti in maniera canonica […] Per certi aspetti quindi ‘Presence’ potrebbe passare come un esercizio di stile, un manierismo tecnico/estetico a cui il regista ci ha già abituato […] Bisogna aggiungere infine che alcuni risvolti vengono volutamente lasciati allo scuro e anche qui una parte del pubblico potrebbe non accettare sentendo un vuoto a livello narrativo.
L’idea alla base del film è a dir poco geniale […] L’approccio visivo, che ci cala letteralmente nel punto di vista del fantasma, è concettualmente affascinante e visivamente elegantissimo […] Presence si rivela un esercizio stilistico interessante, ma purtroppo incompleto.
Un’operazione dal potenziale interessante, penalizzata però da un’impalcatura insipida […] il realismo scelto come chiave espressiva dalla pellicola finisce per diventare un’arma a doppio taglio […] si può veramente fuggire da sè stessi?
Non abbraccia i topoi del genere horror virando verso il dramma famigliare e utilizza un punto di vista decisamente inusuale […] Un esercizio di stile che ha quasi l’identità di un esperimento mirato a rimescolare le carte della ghost story […] Però ** Presence non è mai noioso. Anche se per 85 minuti succede poco o nulla, lo sguardo passivo di Soderbergh e la scrittura documentativa di David Koepp** sanno stranamente coinvolgere.
una memorabile ghost story […] L’horror sperimentale è più vivo che mai […] Ecco perché Presence sconvolge a fondo, scuotendo lo spettatore: perché mostra da vicino – e molto – la realtà oscura degli individui e della nostra vulnerabilità
Soderbergh sembra suggerire che il cinema stesso sia una casa infestata: infestata non da spiriti maligni, bensì da uno sguardo immanente, da una presenza che testimonia senza interferire, custode malinconico delle vite altrui […] la forza di questa provocazione teorica non trova un riscontro altrettanto convincente sul piano drammatico […] il film resta intrappolato nella stessa gabbia di trasparenza da cui voleva liberarci.
Soderbergh - che è uno dei più bravi registi in circolazione, è bene ricordarlo - è un maestro a gestire la tensione e il mistero della sua storia […] un prodotto che, inevitabilmente, si fa esperienza visiva magnifica ed elettrizzante […] dopo la quale cominceremo a ripensare diversamente a tutto ciò che abbiamo visto.
La trovata, di per sé originale, non sorprende da parte di un regista come Soderbergh, pronto a sperimentare […] L’angoscia e il terrore iniziale […] va presto calando quando si intuisce che questa presenza non è malvagia […] I personaggi, infatti, risultano incompleti e irrisolti, lasciando la sensazione che ci si sia lasciati così tanto offuscare dalla forma da allentare la presa sulla sostanza.
Steven Soderbergh è intelligente, curioso, appassionato […] la grande intuizione di Presence è quella di raccontare una storia risaputa, quella di una famiglia che si trasferisce in una casa infestata da un fantasma, dal punto di vista - fisico, anche - di questa, appunto, presenza […] Soderbergh ribalta la questione: i fantasmi siamo (anche) noi che guardiamo, che siamo diventati puro cinema, che col nostro instancabile guardare abbiamo abbattuto ogni barriera.
Tutto si può dire di Steven Soderbergh tranne che si accontenti del noto, che batta strade già battute, che si limiti al compitino […] Il congegno a tratti funziona, imprimendo momenti angosciosi e inquietanti, a tratti denuncia la sua natura troppo teorica […] Resta un film di fantasmi ‘nuovo’, uno dei pochi del nostro tempo, come tale da vedere.
Steven Soderbergh dirige un horror insolito […] ribaltando le convenzioni del genere con uno stile estetico e narrativo ricercato.
Un regista libero dagli schemi che non ha timore a confrontarsi con generi che non gli appartengono […] l’horror nelle mani di Steven Soderbergh ribalta il genere, non solo realizzando tutto il film in soggettiva, ma ricordandoci che non sempre l’orrore e la paura arrivano da ciò che non conosci.